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L’abolizione del Sistri delude il mercato

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L’abolizione del Sistri delude il mercato Empty L’abolizione del Sistri delude il mercato




A cura della dott.ssa Anna Simone
Link da www.tecneko.it

L’abolizione del Sistri ha spiazzato il mercato. Dopo un lungo lavoro di preparazione e di test, con il seguito di costi, il cambio di rotta del Governo ha lasciato tutti di sasso. Tekneco ha sondato l’umore degli operatori e provato a tracciare gli sviluppi futuri per la tracciabilità dei rifiuti

L’inaspettata abolizione

Gli operatori del settore escono dall’incubo Sistri iniziato con il decreto ministeriale del 17 dicembre 2009. Il salvatore è il Ministro per la semplificazione Roberto Calderoli che lo scorso 13 agosto, durante la conferenza di presentazione della manovra 2011, ha affermato «L’abolizione del Sistri rappresenterà una forte semplificazione della vita dell’impresa. Era stato, in maniera un po’ eccessiva, esteso ad una serie di soggetti, tipo gli artigiani, che avrebbero dovuto avere degli oneri e delle complicazioni». Sono bastate poche parole, e i commi c) e d) dell’articolo 6 del d.lgs 138/2011 a spazzare via 18 mesi di un sistema fatto chiavette Usb, sistema di rilevamento satellitare, software e hardware non perfettamente funzionanti.

Le reazioni a caldo del Ministro Stefania Prestigiacomo, si sintetizzano nella frase “L’abolizione del Sistri è un regalo alle ecomafie”. Per il resto tutto tace sul sito di riferimento ufficiale del Sistri, mentre sul sito del Ministero dell’Ambiente, con dieci giorni di ritardo, è stata inserita un breve nota. Viene ribadisce il concetto della stretta correlazione dell’abolizione Sistri come regalo alle ecomafie, ma rimangono oscure, agli operatori del settore, le motivazioni della novità introdotta in modo così repentino.

Minaccia ecomafie

Mentre l’abolizione del Sistri contenuta nel d.lgs 138/2011 che attende di essere convertito in legge entro i 60 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, pena la perdita di efficacia, alcune associazioni ambientaliste e rappresentati di diversi schieramenti politici si uniscono alla tesi della Prestigiacomo, quella delle ecomafie.

Tekneco ha voluto intervistare operatori del settore che lavorano quotidianamente con la gestione dei rifiuti, per approfondire e capire la questione che rischia di diventare di “lana caprina”. Per avere una panoramica completa ci è sembrato opportuno sentire il parere dell’amministratore del portale Sistriforum, social network che riunisce le voci degli attori del settore rifiuti, il quale sottolinea che :«L’introduzione del Sistri avrebbe trovato impreparati controllori e controllati, e cioè non solo il mondo delle imprese ma gli stessi organi di polizia. La confusione normativa e la mancanza della certezza delle regole costituiscono da sempre terreno fertile per chi opera in violazione di legge. Giova ricordare, peraltro, che tale eventualità non è ancora definitivamente scongiurata».

Di avviso simile il pensiero di una consulente ambientale, che preferisce rimanere anonima, «Sia che il Sistri venga definitivamente abolito, sia che per assurdo venga riesumato, sia che si riparta da zero per ottenere un sistema più funzionale e funzionante, non avrà alcun peso sulle ecomafie. E’ un’illusione che personaggi che finora hanno agito nell’illegalità, traendone enormi profitti, si iscrivano al Sistri».

Le reazioni degli operatori del settore

All’amministratore del sito Sistriforum abbiamo chiesto di farci una sintesi dei presunti mal di pancia o salti di gioia derivanti della paventata abolizione del Sistri e lui commenta così: «Dal sondaggio che abbiamo lanciato scaturiscono interessanti spunti di riflessione. Solo una componente minoritaria degli operatori ritiene che l’attuale sistema cartaceo offra sufficienti garanzie di tutela ambientale. Gli altri si dividono tra quelli che chiedono una revisione del Sistri, che salvi quello che di buono c’è da preservare, e quelli, i più, che lo ritengono un inutile e costoso accanimento terapeutico. Le aziende aspirano a una tracciabilità elettronica di agevole gestione».

La consulente ambientale intervistata da Tekneco tiene a sottolineare che: «Il sistema cartaceo per la gestione dei rifiuti difficilmente è sottoposto a controllo da parte di forze dell’ordine o altro personale autorizzato. Ho lavorato a lungo presso uno studio di consulenza per piccole/medie imprese e non ho mai sentito parlare di controlli da parte dei clienti, che sottovalutano bellamente la tenuta dei registri perché tanto non li guarda mai nessuno».

Lo scenario post-Sistri

Cosa succederà adesso in materia regolamentazione dei rifiuti? «Anche se il Parlamento confermasse la volontà di abbandonare il Sistri, – chiarisce l’amministratore di Sistriforum- la norma andrebbe completamente riscritta in fase di conversione del decreto legge. Tecnicamente è un provvedimento che fa acqua da tutte le parti».

A questo bisogna aggiungere gli iter dei ricorsi che le Associazioni di categoria inizieranno a formulare non appena si avrà un quadro normativo più chiaro in tema Sistri. Del resto sono ingenti le cifre di denaro finora spese per il sistema. Dati non ufficiali parlano di 90 milioni di euro, costituiti dai contribuiti delle piccole, medie e grandi imprese per un sistema che è stato buttato nella spazzatura, in perfetta linea con gli sprechi italici.

I costi

Il Sistri è stato visto un divoratore di denaro. Sconosciuto il costo dell’appalto Sistri alla Selex in quanto segreto, trasparente quello sostenuto dalle aziende. La consulente ambientale riassume «Le piccole aziende hanno sostenuto costi relativi all’iscrizione, alle associazioni alle quali hanno aderito per farsi seguire (gestione delle USB) e al contributo annuale, cavandosela con qualche centinaio di euro. Le grosse aziende di trasporto, i produttori e gestori di impianti di recupero/smaltimento, fra black box (compreso il montaggio presso le officine autorizzate), chiavette, corsi, personale assunto per eseguire le operazioni di tenuta dei registri informatici, hanno speso anche 45.000 euro all’anno». Al costo finale probabilmente bisognerebbe aggiungere e quantificare quello del tempo sottratto al lavoro vero e alla vita privata.
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